Vita degli elfi di Muriel Barbery ♥ Recensione


Un libro che sfiora i limiti del fantasy per descrivere una realtà terribilmente attuale, un mondo dove le città diventano un ammasso di pietre che formano un cimitero in cui gli esseri umani si seppelliscono volontariamente.



Autore: Muriel Barbey, scrittrice francese nota per aver scritto "l'eleganza del riccio"

 Casa editrice: edizioni e/o

Pagine:  249



Due bambine nate lo stesso giorno e abbandonate in due punti diversi del mondo. Clara e Anna. Due bambine con poteri speciali che ancora non sanno di essere delle pedine importanti per una guerra molto più grande di loro.
Dalla notte in cui sono state trovate sono trascorsi diversi anni. Anni in cui le due bambine sono cresciute in piccoli villaggi, accanto a persone semplici e in un mondo fatto di piccole cose. Le persone attorno a loro hanno sempre avuto la sensazione che ci fosse qualcosa di magico in quelle creature, qualcosa che andava oltre la loro comprensione e che non riuscivano a spiegare.

Che Clara fosse speciale lo capirono la prima volta che si sedette davanti ad un pianoforte. Senza averlo mai visto, senza averlo mai provato, iniziò a guardare lo spartito che aveva davanti riuscendo a leggere qualcosa oltre quelle note. Nella musica riusciva a vedere delle storie, storie di persone, di luoghi, di presente e passato. E così iniziò a muovere le mani sui tasti bianchi e neri riuscendo a suonare le melodie dello spartito meglio di chiunque altro, senza che nessuno le avesse mai insegnato come fare.
Quello fu il momento esatto in cui i suoi poteri si manifestarono e il motivo per cui delle persone decisero di portarla a Roma.
I poteri di Anna invece si erano sempre in qualche modo palesati. Anna riusciva a stabilire un contatto particolare con la natura. Anna la sentiva e la natura parlava con lei. Dalla notte in cui era arrivata in quel villaggio il raccolto era stato sempre abbondante così come la cacciagione.
Ma Clara e Anna non sono esseri umani ma provengono da un altro regno, il regno delle brume, conosciuto anche come il mondo in cui vivono gli elfi.
Alcuni di loro cercano da tempo di creare un'alleanza con gli esseri umani, altri invece cercano di distruggerla.

Quelle due bambine, trovate in una fredda notte d'inverno diventano la chiave per questa guerra.
Una guerra che in realtà vuole essere una metafora sulla possibilità di creare un'alleanza tra popoli diversi e creature diverse.
Un libro che cerca di ricordare come le città stiano diventando dei cimiteri all'interno dei quali ci stiamo seppellendo perdento quel contatto con la magia della natura e delle piccole cose che rendono la vita un pò più magica.
Clara e Anna sono quel contatto, quella parte di noi che abbiamo perso.

Nonostante il libro abbia tutti i presupposti per essere una storia carina non mi ha assolutamente convinta. Nella prima parte era riuscito ad incuriosirmi ponendo le prime fondamenta di una storia che poteva avere del potenziale, poi però si è persa all'interno di una narrazione lentissima. C'erano momenti in cui faticavo davvero ad andare avanti e desideravo solo di arrivare alla conclusione di quel libro per poter leggere qualcosa di diverso.
Mi dispiace davvero esprimere un giudizio parzialmente negativo ricordando quanto mi avesse stupito positivamente il suo primo libro "l'eleganza del riccio" quando lo lessi 10 anni fa.
La scrittura della Barbery anche tra queste pagine si conferma una prosa curata, una prosa studiata in cui ogni parola è voluta e ricercata.
Tutto questo però non è bastato a dare a questa storia un giudizio positivo perchè al di là della prosa, o del linguaggio quello che cerco in un libro è comunque una storia che sappia farmi perdere tra le sue pagine sperando che queste in qualche modo non finiscano mai. E questo non l'ho assolutamente provato con questo libro.


Il mio giudizio:


 IMPRONTE DAL LIBRO

"La sorte ne aveva fatto un'anima sognante dotata del potere dell'altrove, al punto che accanto a lei si sentivano nascere in sé finestre sull'infinito e si capiva che solo scavandosi dentro si sfugge alle prigioni."

Da: "Vita degli Elfi"

Una famiglia quasi perfetta di Jane Shemilt ♥ Recensione

Vi capita mai di arrivare alla fine di una storia e ritrovarvi incazzati con un personaggio a tal punto da voler entrare nel libro e prenderlo a calci?
Bene, questo è quello che è successo a me durante la lettura degli ultimi capitoli di questo romanzo. Ho dovuto ricordare più volte a me stessa che si trattava solo di un libro.


 Editrice: Newton Compton

Autore: Jane Shemilt: medico ha conseguito la laurea in scrittura creativa alla Bristol University. Questo è il suo romanzo d'esordio.

Pagine: 330


Immaginate di lavorare come medico, di aver sposato un noto dottore, di aver tre figli ormai adolescenti, insomma immaginate di avere una vita perfetta. Bene, questa è la vita di Jenny, o comunque quella che lei immagina di vivere fino alla notte in cui sua figlia Naomi scompare nel nulla. Naomi aveva 15 anni quella notte. Era uscita per le prove con il gruppo di teatro della scuola e non ha più fatto ritorno a casa.
E' stata rapita? E' fuggita? Che cosa è davvero successo? Ma la domanda più giusta da fare è un'altra...chi era davvero Naomi?

Cercando di capire cosa sia accaduto a sua figlia, Jenny arriva a capire di essere rimasta all'oscuro di molte cose in quegli ultimi mesi, sia nella vita di Naomi, che in quelle degli altri figli e del marito. Quell'uomo che non ha detto dove si trovasse realmente la notte in cui sua figlia è scomparsa finchè la polizia non lo ha costretto a rivelare la verità.
Lentamente quella vita perfetta inizia a crollare come un castello di carta, e Jenny non è più la madre perfetta, la moglie esemplare e il dottore che riesce ad incastrare perfettamente famiglia e lavoro.

Le ore iniziano a diventare giorni e i giorni diventano mesi, e per Jenny inizia un calvario che durerà per ben 14 mesi. 14 mesi che voi lettori vivrete dal punto di vista della madre, e sentirete la sua angoscia, la sua frustrazione e quella mancanza di un figlio sparito nel nulla che arriva ad annullare chi siete.

In questo devo dire che l'autrice è stata molto brava, è riuscita davvero a farvi provare quella sensazione di paura e terrore nei primi mesi della scomparsa, seguita poi da una sensazione di smarrimento e incredulità. Vi mette nei panni di una mamma che non sa dove sia la sua bambina, che non sa se qualcuno le abbia fatto del male, se il suo corpo sia seppellito da qualche parte dove non sarà mai trovato.

Il libro è articolato in salti temporali che vanno dal periodo della scomparsa a 14 mesi dopo, quando lentamente arriverete a scoprire che cosa è realmente successo quella notte.
Ho apprezzato la sua capacità di far percepire il tempo che rallenta fino a fermarsi nel momento in cui Jenny si rende conto che sua figlia non sarebbe tornata a casa quella sera, quei minuti che lentamente diventano ore, trasformandosi poi in giorni in cui ogni cosa non ha più senso di essere fatta come prima. 

Il colpo di scena finale è un pugno nello stomaco. Un finale che lascia una terribile sensazione di amaro in bocca e, almeno nel mio caso, una rabbia incredibile.
Nonostate abbia molti aspetti positivi, nonostante mi abbia tenuta incollata fino alla fine con la curiosità di scoprire che cosa fosse realmente successo a Naomi, devo dire che questo romanzo non mi ha completamente convinta.
Ho trovato alcuni punti estremamente lenti e temporeggianti, in particolare le parti ambientate 14 anni dopo dalla scomparsa.  

Un romanzo che viene considerato un "thriller" ma che a mio avviso del "thriller" non ha molto. E' un'indagine sulla famiglia, un'accusa contro la famiglia stessa che vive di apparenza e non di sostanza.
E' un libro a tratti difficile da leggere, almeno per me lo è stato, perchè arrivi ad immedesimarti con Jenny; con quella madre che non vede tornare a casa la figlia e viene giudicata ansiosa. Che guarda le ore passare sull'orologio aspettando di sentire il rumore della porta che sbatte. Le ore però diventano giorni e la speranza di ritrovarla viva diventa sempre più remota.

Come ho già detto il finale è inaspettato, almeno per me lo è stato e mi ha lasciato solo una terribile sensazione di amaro in bocca.
E' un romanzo che mi sento comunque di consigliare a tutte quelle persone che hanno voglia di leggere una storia incalzante con un mistero che però non vi darà la soddisfazione che speravate.

IL MIO GIUDIZIO:



 IMPRONTE DAL LIBRO

“When you are young you have no idea what you will need as time passes or how strong you might have to be.” 

“Write down what he said, if you can.” Michael reached into his bag and gave me a blank piece of paper, already neatly attached to a clipboard. He felt in his”