E ora parliamo di Kevin - Lionel Shriver ♥ Recensione

E arrivi alla fine del libro con il respiro strozzato e un peso incredibile sullo stomaco. Cerchi conforto nella speranza che prima o poi, quell'immagine racchiusa nelle ultime pagine del libro diventerà più offuscata con il passare del tempo. Non hai altra scelta che aspettare che non faccia più così male. Sto cercando di convincere me stessa ad iniziare un nuovo libro, ma per il momento non ce la faccio.



L'AUTORE: Lionel Shriver è una giornalista, scrittrice statunitense e con questo romanzo ha vinto l'Orange prize. Oltre ad essere una scrittrice attualmente scrive per testate come "The guardian" e il "new York Times".



 Libro attualmente fuori catalogo.
Pagine: 476



All'inizio non c'è stato grande feeling lo ammetto. Mi aspettavo di trovare qualcosa di diverso, ero partita con la convinzione di trovare tra queste pagine solo la storia di Kevin, la lente puntata solo su quel giovedì in cui è andato a scuola e con il suo arco ha ucciso 7 compagni e un insegnante. Invece il libro ripercorre l'intera vita di quel ragazzo o meglio di sua madre, Eva, da quando conosce il marito a quando Kevin diventa maggiorenne. La storia è narrata attraverso decine e decine di lettere che Eva scrive al marito da quando Kevin si trova in prigione, e in queste lettere ripercorre la loro vita fino a quel giovedì, che ha distrutto quella stessa vita.

Come ho detto all'inizio, subito non c'è stato feeling. Credo infatti che spesso ciò che spinga ad avvicinarsi ad un libro come questo sia quel macabro fascino per il male. Lo stesso fascino che ci spinge a cercare i fatti di cronaca nera in televisione o in internet le storie di terribili assassini. Ma all'inizio questa curiosità non viene soddisfatta. La prima parte e poi comunque il resto della storia si sofferma a riflettere sulla maternità, sulla famiglia e sull'essere genitori, e la cosa più spiazzante è che non lo fa in modo perbenista o ipocrita ma in un modo talmente reale da far male. Non è facile leggere certe domande, certe paure per chi, come me, un giorno spera di diventare genitore. Sono domande che, credo, ognuno di noi si sia posto ma che in fondo altrettanto velocemente cerchiamo di allontanare. Sono delle domande decisamente scomode.

Da qui forse anche quel titolo "dobbiamo parlare di kevin" dove "dobbiamo" non è usato a caso. A volte si deve parlare di ciò che si preferirebbe evitare, di quello che non vorresti vedere. 
Nei film ti viene spesso mostrato il lato più bello della maternità, quello più confusionario magari, ma comunque sempre in qualche modo adorabile. In questo libro di adorabile non c'è nulla. Eva smette di essere Eva nel momento in cui resta incinta. Diventa l'involucro destinato a proteggere ciò che sta crescendo dentro di lei. Lei non è più il quadro, diventa la cornice. Lentamente anche il rapporto tra Eva e suo marito si incrina, perchè la nascita di un figlio rompe e cambia sempre e comunque gli equilibri di una coppia.
Eva e suo marito vivono in modo decisamente diverso il legame con il figlio. Ecco, il marito è in assoluto uno dei personaggi che ho odiato di più tra quelli incontrati negli ultimi tempi. Sarei voluta entrare nel libro per dargli uno scossone. Ottuso e ipocrita è la chiara rappresentazione del genitore che non vede mai e comunque le colpe del figlio ma le giustifica anche davanti al fatto compiuto, senza rendersi conto che il figlio è decisamente più intelligente di lui e lo usa come una pedina.
Ma a lui non interessa, perchè lui ama quell'idea di famiglia presentata dalla televisione. Vuole quella famiglia e si convince di esserne un chiaro esempio. 

Eva è una donna che è sopravissuta, una madre che si chiede se un buon genitore è colui che sta accanto al figlio nonostante questo abbia ucciso tutte quelle persone, o se essere un buon genitore signifca abbanonare il ragazzo al suo destino. Si trascina all'interno della sua vita cercando di addossarsi la colpa di quello che è successo, perchè è comunque e sempre colpa della madre. Qualsiasi azione negativa di un figlio è colpa dei genitori. Secondo la società almeno è così. Deve sempre esistere qualcuno contro cui puntare il dito ed Eva prova quasi un sollievo a diventare il bersaglio.

Queste domande non troveranno una risposta, perchè una risposta non esiste, e questa credo sia la cosa più bella del romanzo. Pone domande, mette in discussione ogni cosa, senza però arrivare ad una conclusione.
Provate a ricordare film come Omen o Rosemary's Baby. Film in cui una donna dà alla luce un demone. Bene. Da quei film riuscite a prendere le distanze, perchè si tratta palesemente solo di film. In questo caso no. Il male è reale, è umano e ha l'aspetto di un ragazzo di 16 anni. E non puoi non chiederti cosa faresti al posto di Eva. Come gestiresti da genitore una cosa del genere. Un figlio così. Ed ecco che diventare genitore non è più quel sogno rosa e azzurro che profuma di talco e sorrisi propinato dal piccolo schermo. Diventa qualcosa che fa paura. Perchè sei e sarai per sempre responsabile di un'altra persona. Una persona che cambierà per sempre quella vita e quell'equilibrio che avevi costruito con fatica e che amavi terribilmente.

Arriverete quindi in punta di piedi a quel giovedì, continuando ad odiare Kevin e suo padre ma arrivando anche a conoscerli  e in parte a capirli.
E vi chiederete "perchè," perchè Kevin abbia commesso quegli omicidi, vi chiederete chi fosse davvero Kevin, quel ragazzo crudele in modo insensato, costantemente arrabbiato con il mondo che però teneva nascosta in prigione una foto spiegazzata della madre. La donna contro la quale ha sempre riversato il suo odio, ma forse l'unica verso la quale ha nutrito un sentimento. Questa domanda resterà sotto la superficie dalla prima pagina all'ultima.

E alla fine di tutto il libro vi regala quello che volevate. E non parlo della scena del massacro scolastico, che è comunque assolutamente devastante, ma di un finale completamente inaspettato. Quasi che il romanzo sapesse che ti eri avvicinata a lui spinta da quel fascino per il macabro e alla fine ti dicesse "non era questo che volevi?"
Ma ormai è troppo tardi, perchè quei personaggi sono diventati reali e quella scena finale non sembra più quella di un film dalla quale riesci a prendere le distanze.
Sono sincera, non so se consigliarvi o meno questo romanzo. Il libro è davvero ben fatto, reale, pungente ma ha l'impatto di un pugno nello stomaco. Se siete delle persone emotivamente forti allora sì, ve lo consiglio perchè davvero merita. Se siete particolarmente emotivi...beh pensateci bene.
Vi lascio con un'immagine che chi non ha letto il libro non può capire, chi lo ha letto invece credo che non potrà restare indifferente.


P.s So che esiste anche un film tratto da questo romanzo (la scena qui sopra è un fotogramma della pellicola infatti) ma da quello che ho potuto vedere è piuttosto censurato rispetto a ciò che è descritto nel libro. Quindi se volete avvicinarvi a questa storia, fatelo con il libro, dove davvero niente viene lasciato all'immaginazione.

IL MIO VOTO:



 IMPRONTE DAL LIBRO

"Nell'istante preciso della sua nascita, associai Kevin ai miei limiti personali: non solo alla sofferenza, ma anche alla sconfitta"

"Quello che più mi manca è tornare a casa ed offrirti il racconto delle amenità della giornata, come un gatto che deposita un topo ai piedi del padrone: il piccolo ed umile dono che le coppie si riservano dopo aver pascolato in differenti giardini."

Da: "E ora parliamo di Kevin"

2 commenti:

  1. Ciao Alessia :) me lo regalò un'amica ormai diverso tempo fa :) non mi ero ancora decisa a leggerlo fino a questo momento. Ho scoperto essere disponibile su libraccio però ;)

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