Dimentica il mio nome di Zerocalcare - Recensione



Ero probabilmente l'unica umana a non aver mai affrontato un'opera di Zerocalcare. Ne ho sentito parlare in ogni dove in questi ultimi anni ma ho sempre procrastinato nell'avvicinarmi a lui.
Mi sono già bastonata da sola, tranquilli!


Leggendo "Dimentica il mio nome" ho capito il motivo di tanto riconoscimento e ho avuto finalmente modo di avvicinarmi a quello che viene considerato uno dei più grandi e promettenti fumettisti italiani.
Forse inziare con quella che viene consdierata da molti la sua opera migliore non è stata una grande idea, ma ho comunque intenzione di recuperare anche le altre pubblicazioni.


TITOLO: DIMENTICA IL MIO NOME
AUTORE: ZEROCALCARE
EDITORE: BAO PUBLISHING
PAGINE: 236




 


In "dimentica il mio nome" Zerocalcare riesce ad unire una componente malinconica ad una decisamente più ironica, senza mai risultare però forzato o fuori luogo, pur affrontando tematiche delicate come la perdita di una persona cara.
Una storia autobiografica che inizia con la perdite della nonna di Zero per arrivare poi a cambiare completamente binario a metà libro per staccarsi dalla realtà e sconfinare in un mondo molto più fantastico.
Parlando di autobiografia già ho la sensazione di veder partire qualche sbadiglio da chi non conosce questo artista e che quindi non può sapere quanto sia predominante la componente comica che rende tutto più leggero ma anche più umano. Quasi un modo per esorcizzare il dolore e la paura. La paura della morte, della perdita di una persona cara, ma anche la paura di trovarsi davanti una madre che crolla, che piange la perdita della sua stessa mamma. Nessun figlio è mai pronto a vedere sua madre piangere.
La morte della nonna diventa anche un espediente per ripercorrere le sue origini, il passato della sua famiglia di cui sappiamo sempre troppo poco, concentrati solo su noi stessi e le nostre vite non ci interessiamo a quelle degli altri se non quando è ormai troppo tardi.

Data la mia età, che non dirò nemmeno sotto tortura, ho apprezzato motlissimo il fatto che abbia disseminato la storia di dettagli e richiami agli anni passati. Dalla presenza del mitico Pisolone (trauma infantile per il fatto di non averlo mai avuto) alle citazioni a Dawson's creek o Game of Thrones.



Ho adorato questa contestualizzazione che ha reso tutto più reale e concreto.
Ma non è solo la presenza di questo universo fatto di ricordi di infanzia comuni a far breccia su di noi ma anche la consapevolezza di trovarsi davanti un narratore maturo, in grado di articolare una storia lunga e complessa, dove partendo dal presente si ricostruisce una stora familiare fatta di segreti e misteri, tutto ovviamente condito con il suo stile inconfondibile. 

Il mio primo incontro con questo autore è stato piacevolissimo, l'unico difetto delle graphic novel è che finiscono sempre troppo velocemente.

Conoscete l'autore? 

Non lo faccio quasi mai di inserire uno specchietto dedicato all'autore nelle mie recensioni ma in questo caso voglio fare un'eccezione.  Michele Rech, in arte Zerocalcare, ha 31 anni ed è attualmente uno dei più noti fumettisti italiani. Ha iniziato la sua carriera disegnando locandine per concerti punk e collaborado poi con riviste di ogni genere. 
Collabora con Smemoranda e pubblica strisce su internazionale. Le sue opere sono edita dalla Bao Publishing e il suo blog è tra i più letti d'italia.


IL MIO GIUDIZIO



 QUARTA DI COPERTINA

Quando l'ultimo pezzo della sua infanzia se ne va, Zerocalcare scopre cose sulla propria famiglia che non aveva mai neanche lontanamente sospettato. Diviso tra il rassicurante torpore dell'innocenza giovanile e l'incapacità di sfuggire al controllo sempre più opprimente della società, dovrà capire da dove viene veramente, prima di rendersi conto di dove sta andando. A metà tra fatti realmente accaduti e invenzione.

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