La casa del sonno di Jonathan Coe




Un libro in cui la divisione in capitoli ha un suo perchè così come la divisione in parti. Un libro che ti fa l’occhiolino già nella sua struttura. Ma tu non lo cogli. Non cogli nulla fino al brusco risveglio dopo l'ultima pagina. Sei troppo concentrato sulla trama, sui rapporti tra i personaggi e sulla storia per renderti conto di quello che riesci ad avvertire come un bisbiglio lontano.
Partiamo dalla struttura: i capitoli pari e dispari differenziano due tempi diversi. Gli anni 80 e gli anni 90 che sono i due periodi in cui si svolge la narrazione.
Come in molti altri testi un luogo rimane la costante del tempo. Ashdown, una villa su una scogliera che negli anni 80 era un pensionato studentesco e negli 90 una clinica dedita alla cura dei problemi del sonno. E' questo posto ad essere l'anello di congiunzione tra i due periodi.

I protagonisti di questa storia erano studenti che negli anni 80 allogiavano in quella villa e dei quali seguiamo le vicende anche negli anni 90.

Fin da subito la storia è alquanto inquietante, uno dei ragazzi, Gregory Dudden, uno degli studenti appunto, negli anni 80 viveva ad Ashdown con la sua ragazza, Sarah, e fin da subito si avverte qualcosa di incredibilmente strano in lui. In questo ragazzo che aveva la morbosa abitudine di fissare Sarah mentre dormiva, arrivando a toccarle le palpebre, facendo pressione su di esse fino a svegliarla. 

Il sonno è sicuramente il tema predominante della storia. Il momento in cui siamo più fragili, in cui non abbiamo concezione della realtà che ci circonda, in cui possiamo perderci senza saperlo.

Ed è questo che vuole farci provare l'autore, senza farcelo sapere esplicitamente.  
Lo stesso Gregory negli anni 90 trasforma Ashdown in una clinica per persone afflitte da malattie del sonno. Una clinica che sembra diretta a curare queste persone ma che in realtà è diretta allo studio delle stesse. Uno studio che ha come unisco scopo capire il segreto che loro custodiscono in quella che definiscono una patologia.
Gregory infatti vede nel sonno la più grande e terribile malattia che affligge l'umanità. Una malattia che egli stesso è convinto di poter curare, una malattia che vuole sconfiggere a qualsiasi costo.
Ognuno dei protagonisti di questa storia ha un rapporto diverso con il “sonno”. Legame che scoprirete nel corso della lettura.
Sarah per esempio è malata di narcolessia, si addormenta improvvisamente e spesso trova serie difficoltà nel distinguere il sogno dalla realtà.
Terry invece, appassionato di cinema è colui che non ha più necessità di dormire. Rimane sveglio per lunghissimi periodi di tempo che trascorre studiando film d'autore. 
E poi c'è Robert... il suo personaggio è quello che vi sconvolgerà di più.  Il colpo di scena più grande che c’è nella storia lo avevo intuito diverse pagine dalla fine facendomi provare un moto di onnipotenza indescrivibile. Era talmente assurdo, talmente improponibile che davvero non avrei mai pensato di averci azzeccato con la mia ipotesi. Ma andiamo oltre quel colpo di scena. Perchè sì è geniale, ma nello stesso tempo è forse uno dei momenti più grotteschi e irreali, uno di quei momenti in cui pensi che forse l’autore ha tirato troppo la corda.
In realtà sì, ha tirato troppo la corda ma per un motivo ben preciso.E' da questa trama e da questi personaggi che sei talmente preso da non dare importanza a quei sussurri che avevi avvertito all'inizio, quei sussurri derivanti dalla struttura del racconto, dalla caratterizzazione dei personaggi e poi dall'evoluzione della storia stessa. Sussurri che volevano farti capire cosa si celava dietro ad ognuna di queste cose.

Per spiegare la genialità di questo romanzo dovrò fare uno SPOILER GIGANTE. Quindi se avete intenzione di leggerlo vi sconsiglio di continuare nella lettura di questo articolo. Se invece lo avete letto fatemi sapere se ne condividete o meno questa interpretazione.
Al di là della divisione in capitoli, la genialità di questo romanzo sta proprio nella sua struttura. Ognuna delle parti della storia infatti non è individuata da un numero (parte uno, due…) ma da una fase del sonno. E più ci inoltriamo nella storia, più gli eventi diventano inverosimili, come se ci stessimo staccando sempre di più dalla realtà per entrare in un mondo onirico.
E come ogni sogno il risveglio è brusco. Non c’è un finale. Nei sogni non c’è mai. Ti svegli e basta e molto spesso proprio sul più bello. Provi a riaddormentarti ma quasi mai riesci a riprendere il sogno lasciato per darvi una degna conclusione.
Quello che voglio dire è che ci troviamo per tutta la storia in una dimensione onirica. Scelta che ci viene suggerita già dalla struttura del testo e che cogliamo con maggior certezza proprio alla conclusione della storia. Quando vediamo uno dei personaggi dormire e la storia che stavamo seguendo e della quale vorremo conoscere il finale, spezzarsi davanti ai nostri occhi. Proprio come se ci fossimo svegliati all’improvviso.

Voto: 3/5
 







4 commenti:

  1. Ho scoperto ora che fai dei video su YouTube, purtroppo non è la mia forma di comunicazione preferita (mi annoio un po' a guardare i video), ma ti seguo volentieri qui :)

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    1. Ciao ^_^
      è un grandissimo piacere chiacchierare anche qui :D

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  2. L'ho preso! Ora è nella lungaaaaa lista delle mie prossime letture...Però la copertina sono sincera non mi ispira molto, mi sono lasciata convincere dalla tua recensione :) vediamo un po' :) Bel blog! Se ti fa piacere passa anche da me :)

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    1. Oddio mi hai messa nei blog che segui * __ * grazie di cuore <3 (si sono venuta a trovarti nel tuo blog :P)
      Sai che nemmeno a me piace quella copertina? Ma proprio per niente. Potevano giocarsela mille volte meglio a mio avviso

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